Il congresso di Futurologia, di Stanislaw Lem

Nel 1970 il celebre scrittore Stanislaw Lem concluse il romanzo breve Il congresso di futurologia, dato alle stampe l’anno successivo. Ho già avuto modo, in un precedente articolo, di approfondire qualche impressione su questo eccezionale autore polacco, capace di affrontare e mischiare i più diversi generi letterari. È conosciuto come autore di fantascienza ma i suoi profondissimi e acuti ponti simbolici col mondo reale sono sempre stati il suo punto di partenza fondamentale. E il Congresso nella sua stravagante bizzarria non fa eccezione.

Ecco una breve trama, con qualche anticipazione e rivelazioni del finale. Il protagonista, il dott. Thyco, è una mente eccellente e si trova nello stato della Costaricana, in un lussuoso Hilton dove si svolge un congresso di futurologi. Durante l’evento scoppiano disordini rivoluzionari e l’hotel viene preso d’assalto; gli ospiti vengono messi in salvo da un commando ma durante la fuga Thyco viene gravemente ferito e ricoverato. Dopo una serie di inverosimili interventi chirurgici volti a salvare il suo prezioso cervello, non essendovi ancora sulla terra una tecnologia e scienza sufficienti il corpo di Tycho viene ibernato, in attesa di tempi migliori. La vicenda quindi entra quindi nel vivo al momento del risveglio, dopo diversi decenni, il 28 luglio 2039. Il romanzo prende la forma del diario, redatto in prima persona dal protagonista, il quale cercherà fra mille difficoltà di comprendere il mondo nel quale si trova a vivere, così diverso da quello che aveva lasciato. Rinasce, letteralmente, in un mondo nuovo e perfetto: non esistono più né guerre né conflitti di alcun genere, c’è cibo e benessere per tutti, c’è il controllo meteorologico per cui il clima è esattamente come serve, con l’adeguata quantità di sole, pioggia, caldo e freddo. Tutti possono accedere alla cultura e più in generale tutti possono dedicarsi alle proprie passioni poiché tutto il lavoro necessario viene svolto dai robot. Lem disegna l’utopia perfetta. Ma cosa si nasconde dietro le quinte di questo mondo dorato?

La nuova civiltà è il prodotto finale dalla psicochimica ovvero il trionfo della farmaceutica: qualsiasi aspetto emotivo e culturale di ogni persona, nella sua quotidiana esistenza, è regolato esclusivamente dall’assunzione del relativo e appropriato farmaco. Qualsiasi aspetto significa veramente qualsiasi aspetto. Anzi, secondo la legge è “severamente vietato fare affidamento su sentimenti spontanei, chi lo fa è un vero scostumato. Bisogna sempre assumere il farmaco appropriato alla circostanza.”

Qualche esempio?

  • Algebrina, per imparare immediatamente la matematica (o farmaco equivalente per ogni altra disciplina)
  • Duettina, divide la personalità in modo da discutere con se stessi, rendendo inutile la presenza altrui ; ovviamente l’argomento è indotto precedentemente con il farmaco opportuno
  • Liridil, sonettol o poemazine per surrogare la vera ispirazione poetica così che tutti possano esprimersi in quest’arte (ovviamente c’è il farmaco equivalente per la pittura, la musica…
  • Cooperandol, per risolvere ogni dissidio col prossimo, in alternativa, per rafforzare la propria posizione in caso di litigio c’è invectol
  • I libri non si leggono più ma si mangiano in compresse o si bevono in fiale (ovviamente eccedere può indurre problemi gastrointestinali)
  • Memnolitina o amnestan per liberare la mente da ogni spiacevole ricordo o fatto inutile. A questo proposito bisogna chiarire che le risorse della mente non sono inesauribili, per questo bisogna fare pulizia di tanto in tanto oppure installare protesi che espandono la memoria

Insomma, gli esempi potrebbero continuare e Lem ci ha dato prova di un’eccellente è brillante fantasia creativa. Immaginate ogni qualsiasi aspetto della vostra vita regolato da una pillola, comprese la religione e la spiritualità, nonché la morale. Ovviamente la giusta pillola o fiala consente di cambiare religione nel più assoluto e ferreo convincimento! Inoltre la protesica e la robotica hanno fatto passi enormi per cui qualsiasi parte del corpo umano può essere sostituita con un equivalente meccanico moltiplicando la speranza di vita, anzi, la scienza sta sperimentando soluzioni per trapiantare cervelli vecchi in corpi giovani per accrescerne la longevità. Gli abiti si spruzzano direttamente sul corpo facendo guadagnare tempo da dedicare ad altre attività, e si possono cambiare in qualsiasi momento e non c’è limite alla fantasia creativa; sembra che Lem voglia sottolineare come a un certo punto le persone perdano sostanza a vantaggio della forma, idea tutt’altro che nuova ed evidentemente inestricabile dalla natura umana se già Dante, nel XV canto del Paradiso, scriveva:

Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.
Non avea catenella, non corona,
non gonne contigiate, non cintura
che fosse a veder più che la persona.

Mascheramento è quindi la parola d’ordine, tutto si nasconde dietro un’immagine, tutte le azioni umane, infine, sono finalizzate a mostrare una facciata a cui non corrisponde alcuna sostanza. Ma quale è l’origine di quest’ansia di camuffare la realtà? Senza svelare troppo del finale, aggiungo solo che nel resoconto conclusivo tutte le carte vengono scoperte e i problemi sono quelli di sempre: ipersfruttamento delle risorse della terra fino al loro completo depauperamento, sovrappopolazione, miliardi di persone da sfamare e gestire. I problemi non vengono affrontati ma occultati sotto un bel tappeto e dietro naturalmente c’è una longa manus, un potere forte e oscuro ma ben lontano dai modelli orwelliani: è un potere essenzialmente economico – la politica c’entra solo per ammiccamenti – lì per trarre profitto dal mantenimento di un sistema che la popolazione essenzialmente vuole e reclama: nessuno ha perso qualcosa e tutti sembrano averci guadagnato. Possibile che il bilancio possa essere così positivo senza chiedere niente in cambio?

In realtà il protagonista si accorge che c’è qualcosa che non torna, inizialmente è una sensazione vaga ma via via sempre più focalizzata. Ma cosa sia gli sfugge? Qua e là Tycho osserva particolari inquietanti e non si tratta solo di piccoli incidenti, come l’arcobaleno uscito fuori quadrato l’11 settembre del 2039, ma piuttosto qualcosa di più profondo e strutturale e ben nascosto. La verità emergerà traumaticamente ma non me la sento di rivelare il grandioso finale, basterà aggiungere – se già non lo si è capito – che da questo piccolo romanzo deriva una gran parte di tutta la letteratura e soprattutto della cinematografia successiva.

Al suo tempo Lem scriveva – in parte – in astratto, giocando con l’immaginazione ma con un’idea molto precisa del percorso intrapreso dalla società mondiale: elusione delle responsabilità, rifiuto della fatica per conquistare un obiettivo, desiderio di benessere, ansia di pace eppure una recondita aggressività; ma soprattutto la paralisi dell’iniziativa e l’incapacità di assumente una posizione propria e ferma nei confronti delle tendenze. Chissà se Lem avesse visto gli influencer, gli haters, ciarlatani e tromboni di ogni tipo del nostro tempo pronti a installarsi nella mente delle persone? Aveva immaginato pillole allucinogene, era forse più logico, ma per il resto il quadro gli era chiarissimo: di tutto, ciò che emerge con più forza è la completa svalutazione della cultura. Tutti possono eccellere in ogni campo ma tutti sono incapaci di affrontare e decidere di fronte a una minima questione se non con l’ausilio di uno psicofarmaco. Di fatto quella di Lem è una società profondamente ignorante perché la cultura viene consumata all’occorrenza senza che formi e modifichi minimamente le persone e c’è sempre qualcuno che sa approfittare dell’ignoranza. Il grande successo dei produttori e gestori della distribuzione su larga scala di sostanze psicochimiche è quello di far credere che la popolazione sia finalmente libera: il singolo vive nell’illusione che possa gestire e controllare la propria quotidianità, che possa esibire la sua personalità anche nei modi più strampalati ma questo è del tutto illusorio e si rivela piuttosto la definitiva sedazione – attraverso la sua distrazione – della personalità e in questo non c’è niente di più moderno e attuale.

Non posso aggiungere altro senza rivelare troppo del finale ma un’ultima stoccata di Lem devo scriverla. Al momento della ricapitolazione di tutte le cose, il dottor Throttleheimer rivela a Tycho che all’inizio della sperimentazione si puntava alla distribuzione di allucinogeni, poi il sistema si perfezionò e iniziò la produzione dei mascanti ovvero sostanze che inducono al mascheramento della realtà, confondendo la percezione degli oggetti stessi. Andando tra le righe del romanzo è interessante osservare come nel nostro tempo, molti oggetti d’uso quotidiano abbiamo ormai letteralmente trasmutato da loro primo e logico utilizzo per assumere, mantentendo sostanzialmente la forma, scopi completamente diversi.

Questa è la lungimiranza dei grandi scrittori.

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2 risposte a “Il congresso di Futurologia, di Stanislaw Lem”

  1. […] provato a raccontare, fu colui che più di ogni altro seppe proseguire su di un binario misto. Nel Congresso di futurologia immaginò il destino di una umanità sempre più svilita, servita e riverita da macchine tuttofare, […]

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