Ufficialmente si chiamano “targeted killings”, uccisioni mirate; pur sempre di omicidi si tratta.
Eppure la civiltà dell’Occidente ci aveva insegnato, almeno dal 1764, che era sacrosanta la presunzione dell’innocenza di un cittadino, fino alla sua e definitiva prova contraria; che chiunque, se accusato anche dei più esecrandi crimini, aveva diritto a un equo processo, a un avvocato ed essere sottoposto al giudizio di un tribunale, nazionale o internazionale che fosse.
Adesso evidentemente non funziona più così e uno Stato, basandosi sul “diritto di guerra”, secondo un principio di necessità e urgenza, può evidentemente assassinare un cittadino straniero, anche al di fuori di ogni giurisdizione territoriale; e magari pure con la pretesa che lo Stato della vittima ne accetti e digerisca le conseguenze in silenzio, perché in questo modo giustizia è stata fatta.
Ancora più insostenibile la motivazione della necessità e urgenza per scongiurare un pericolo maggiore. Dov’è questo pericolo? Da quando si colpisce il criminale prima che il crimine avvenga? Philip K. Dick, era il 1956, scrisse su questo argomento un formidabile quanto fino a poco tempo fa fantascientifico racconto: Minority report e il sistema falliva, miseramente, già nella fantasia.
Mi domando se c’è veramente qualcuno che crede che oggi il mondo sia più sicuro di com’era una settimana fa. Veramente: c’è?
C’erano piuttosto confini stabiliti che non erano mai stati varcati (se non in tempi molto passati, oppure nei film) e che in un mondo civilizzato potevano essere dati per sicuri, come quelli dell’inviolabilità della persona e dei diritti personali naturali; Nazioni in cui vige la certezza del diritto dovrebbero preservare questi confini, non violarli anteponendo la sanzione alla violazione (ammesso che vi fosse).
Uno di quei confini, forse il più importante, non esiste più.
In un suo famoso articolo contro il terrorismo rosso in Italia, apparso il 29 novembre del 1978 su La Stampa, il filosofo Norberto Bobbio citava le parole di Aldo Capitini, tratte da Elementi di un’esperienza religiosa: “Se si considerano gli uomini come cose, l’ucciderli è un rumore, un oggetto caduto”.
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