Frequentando i boschi montani, resto sempre affascinato dagli effetti caleidoscopici della luce solare che filtra dalle fronde degli alberi. È una luce mobile e liquida, dorata, talvolta tagliente e che confonde, disegnando macchie multicolori sui tronchi, sulle foglie, sul terreno.

Chi ha visto Matrix ricorderà le sequenze interminabili di simboli verdi che cadono giù nel monitor e ovviamente avrà bene in mente il tema principale del film, ovvero lo scarto tra il mondo visibile e fasullo e il mondo reale e brutale che si nasconde dietro questa mascherata. Oggi abbiamo fatto qualche passo in più e riflettevo come anche oggi, sfogliando cataloghi di servizi di streaming in TV, può capitare di imbattersi in documentari, addirittura serie, dove si affronta il tema del “codice” dell’universo, ovvero la ricerca delle regole che determinano il funzionamento dell’universo: se ho ben capito l’obiettivo è individuare e comprendere il linguaggio con il quale è stato programmato il cosmo. Vogliamo conoscere cosa vi sia dietro le quinte. Evidentemente il desiderio di guardare oltre la tenda del visibile e del reale non è cambiato e, quasi un secolo prima di Matrix, Pirandello immaginava uno strappo che improvvisamente si apre nel cielo di carta di un palcoscenico per marionette, mettendo inesorabilmente a nudo quanto si cela dietro quell’ambientazione fittizia e lasciando ovviamente esterrefatto il protagonista Oreste. E Montale, con un’intuizione ancor più arguta, prefigurava l’istante in cui la Verità sul nostro mondo, in affanno, si sarebbe gettata a capofitto a riparare frettolosamente i danni provocati da una momentanea distrazione, riposizionando le cosucce che abitualmente costituiscono il nostro mondo e il nostro vivere quotidiano. Troppo tardi.
E quel bosco è forse il mio strappo nel cielo? Quelle luci frastagliate ammiccano verso una verità sfuggente che tenta di liberarsi dai ceppi della menzogna oppure ad un codice fondamentale? È la mia fantasia o c’è veramente un bug nella Matrice delle cose?
In quel pulsare instancabile la percezione delle distanze si affievolisce. Vorrei possedere l’intuizione di Montale, sapere dove e come guardare e farmi beffa degli inganni del visibile.
Non ho risposte, però mi domando se sia giusto cercarle. Ci sentiamo come se il mondo che ci circonda avesse esaurito tutta la sua capacità di sorprenderci e stupirci, di lasciarci incantati; e rimane l’ansia, la frustrazione, l’esigenza impellente di violare a qualunque costo una serratura che forse nemmeno esiste e varcare una soglia la cui porta, probabilmente, si apre in una sola direzione e non è destinata a noi.
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