Oggi noi percorriamo per diletto i sentieri montani. Quanti si domandano chi li ha tracciati? Quando o perché?
Adesso mi trovo sul CAI 64, sto tornando verso la Foce di Campaiana, ancora un’oretta e mezza di percorso e poi potrò riposare; nel frattempo mi lascio cullare dal morbido saliscendi del crinale boscoso della Serra di Corfino e non riesco a fare a meno di immaginare chi frequentasse quei luoghi 500 anni fa, o 1000, o magari 5000. Erano pastori, agricoltori o raccoglitori con impellenti necessità di sussistenza? certamente non attrezzati escursionisti ma non me ne faccio una colpa. Però cerco di immaginarli proprio lì, esattamente dove io sono. Come sarà stato il paesaggio nell’età del ferro o indietro ancora, del bronzo: simile, più incolto, ordinato per il pascolo o per la raccolta?
Getto un’occhiata su ogni masso alla ricerca di un’incisione, di un segno manufatto: troppo facile, non funziona così! Però c’è quel grosso sasso piatto, là, così esposto, in quella bella e visibilissima posizione: non posso essere l’unico ad averlo notato, nei millenni. Oggi tuttavia è completamente ricoperto di muschio rigoglioso e le mie speranze di trovare una memoria dal passato restano là sotto.
In realtà durante l’andata su quello stesso sentiero, proprio in prossimità della vetta della Serra ho notato una particolare formazione naturale: un lungo avvallamento che come un corridoio sprofonda progressivamente fra pareti di roccia fino ad ‘affacciarsi’ sul vuoto. Già mi sono fermato nella parte più alta, ho puntato l’orologio e attivato la bussola digitale: 90°, Est perfetto. Chissà se un antico sacerdote si sarà mai soffermato lì, osservando il sorgere del Sole o, voltandosi, il suo tramonto. Oggi gli alberi sono di ostacolo ma forse l’alba può avere ancora il suo fascino.

I miei sensi e il mio istinto sono in allerta ma mi ripeto che certe tracce non si possono cogliere al semplice passaggio: eppure mi sento l’orco di Marc Bloch e fiuto la presenza dell’uomo.
Poi il caso fa sì che proprio in quelle vicinanze noti una pietra, poco discosta dal sentiero: il suo dorso è concavo, perfettamente levigato e tanto infossato che pare una culla. Penso a una pietra da molitura; lo sarà veramente o la Natura si prende gioco di me?

La sua presenza e quella della finestra verso oriente possono avere un significato congiunto?
Così, al di fuori da ogni contesto, non ho strumenti per poter decidere ma mi piace pensarlo e immaginare un sito risalente agli esordi della storia, e generazioni chine su quel sasso, pietra su pietra a produrre farina, nella luce cristallina del Sole che nasce, o nell’ultimo tepore rosso del Sole che muore.
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