Questa frase, scritta da Fedor Dostoevskij nel romanzo L’idiota, mi ha sempre colpito, come penso abbia fatto centro in chiunque la conosca. Ecco, io non sono sicuro di averla mai compresa a fondo, né sono mai riuscito a coglierne tutta l’incredibile forza, la severa verità e la tragica consapevolezza che evidentemente racchiude. Certo, la sua valenza estetica, diciamo così, è più che chiara ma è altrettanto vero che il suo autore intendeva andare ben più a fondo di un mero edonismo o di un brivido epidermico.
Ancora oggi non ho la pretesa di riuscire a comprenderla ma la sento più mia. Percepisco attorno a me in tutta la sua devastante evidenza la triste verità di individui cattivi, malevoli, pronti sempre ad attaccare ancora prima di capire se questo sia veramente così necessario e, se proprio lo è, senza il benché minimo interesse per le persone colpite; vedo solo molta arroganza, nella migliore delle ipotesi confusione e vuoto assoluto di idee e di ideali.
“Bravo Nicola, ti sei svegliato?” Già, è così, e purtroppo è uno di quei casi in cui tardi non è meglio che mai. Ma così è la verità delle cose, se non altro varrà a difendersi. E la bellezza, cosa c’entra?
La mia arte è la musica, è quella in cui sono cresciuto e che pratico o, per essere onesti, ho praticato. È la forma espressiva che più mi fa stare bene e forse mi dà modo di capire cosa Dostoevskij intendesse. Di tanto in tanto sento la necessità vitale di riascoltare, almeno per un po’, il grandioso concerto che vedete qua sotto, diretto nel 2008 dal maestro Joe Hisaishi, in occasione dei 25 anni di collaborazione col prestigioso Studio Ghibli.
Ogni volta mi emoziono fino a commuovermi e tutto passa, tutto sfuma: l’arte, lo capisco bene, non risolve i problemi ma allevia molte sofferenze e consola. Quando nel 1972 gli fu consegnato il Premio Nobel per la letteratura, Eugenio Montale disse: “io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà”. Esatto, riuscire a non nuocere agli altri sarebbe già un gran conseguimento, per tutti noi. Ma purtroppo non è così e, a quanto sembra, non è una priorità.
Come conciliare allora le note e l’arte assoluta del maestro giapponese Hisaishi con ciò che si legge nelle pagine web dei nostri – mi vergogno non poco a definirli così – leader e parimenti delle persone che quotidianamente intersecano la nostra vita? con la loro ignoranza, volgarità, il razzismo più brutale, la loro ridicola incompetenza? Tutte caratteristiche che ricadono, o forse risalgono, verso e dalla società del nostro tempo. Quanto stridore!
Allora, quando la fitta è troppo pungente, corro a rivedere il concerto e se ho poco tempo vado dritto al minuto 53.30 e capisco che sì: la bellezza può veramente salvare il mondo ma se ci riuscirà proprio non lo so.
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