Ogni anno, all’appuntamento col 27 gennaio mi trovo sempre in grande imbarazzo ma sono parimenti sempre pronto a onorare mio ruolo. Il mio istinto chiederebbe forse di tacere, rannicchiarmi, scomparire, ma sento anche, fortissimo, un fuoco che si oppone, che mi solleva. È il fuoco alimentato dalla giustizia e niente può estinguerlo; ricorda a me stesso che ogni giorno trascorso distrattamente è un giorno nel quale il Male approfitta dell’indolenza altrui per riguadagnare terreno, a piccoli passi, su scenari che non voglio nemmeno ipotizzare.
Mi rendo purtroppo conto che spesso un documentario, una foto come quelle sotto, un film, suscitano appena un volatile sentimento di momentanea indignazione o poco più; la mostruosità di ciò che accadde li fa sembrare pura invenzione. Già Eisenhower ne aveva intuito il rischio e per questo volle che i suoi militari filmassero e fotografassero quanto trovavano dentro i reticolati dei campi che andavano liberando.
E dunque sento ancor più indispensabile e urgente il bisogno di trasformare la conoscenza storica in coscienza storica.


Fra dieci anni probabilmente non ci sarà più nessun testimone diretto della Shoah e questo mi terrorizza. Cosa accadrà alle coscienze, beatamente protette sotto le allettanti coperte del revisionismo, addirittura del negazionismo o forse, peggiore di tutto, del menefreghismo?
Sotto questo punto di vista, sento il peso di una responsabilità enorme da portare, ma ho anche una grandissima fiducia nei giovani, altrimenti cambierei mestiere; e vedo molta partecipazione e desiderio di diventare persone consapevoli.
Se così sarà, e continuerà ad essere, questa data allora avrà raggiunto lo scopo.
“[…] le cose cambieranno, non è possibile che sia diversamente. Un giorno trionferà il buon senso. Questo giorno non deve ormai essere lontano… Se tu, in tutte queste dolorose vicende e contro qualsiasi avversità, rimani con la testa alta, forte di animo e di spirito, se il tuo sguardo non si stacca dall’ideale, se la tua volontà non cede dinanzi agli ostacoli […] tu sarai quella, arriverai certamente ad essere quella che io sogno tu debba divenire…”
Ernö Egri Erbstein, da una lettera del 1939 alla figlia Susanna
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