The Listeners (Gli Ascoltatori), pubblicata nel 1912 nella raccolta omonima, rappresenta una delle opere più enigmatiche e durature di Walter de la Mare (1873-1956). Questa composizione poetica occupa un posto d’eccezione nella letteratura inglese di inizio Novecento per la sua capacità di coniugare elementi del simbolismo tardo-ottocentesco con una sensibilità moderna proiettata verso l’indicibile e l’ignoto.

Walter de la Mare si affaccia nel panorama letterario inglese in un momento di profonda trasformazione culturale quando, negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, si assiste al tramonto delle certezze vittoriane e di pari passo all’emergere di nuove sensibilità artistiche. De la Mare sviluppa autonomamente una poetica che anticipa molte delle ansie e delle inquietudini che saranno proprie del XX secolo e The Listeners si afferma come espressione di un’estetica che privilegia l’ambiguità e la profonda suggestione piuttosto che la chiarezza espositiva tipica della tradizione precedente. L’autore si colloca tuttavia in una posizione estranea rispetto ai movimenti letterari coevi, ovvero mentre i suoi contemporanei Ezra Pound e Thomas S. Eliot stanno rivoluzionando il linguaggio poetico attraverso sperimentazioni formali radicali, de la Mare mantiene una fedeltà apparente alle forme tradizionali, pur sovvertendone dall’interno i significati consolidati.

Tematica e simbolismo

L’incipit in medias res della poesia crea immediatamente un effetto di straniamento e si oppone fieramente a ogni tentativo del lettore di ricostruire a ritroso la fabula. L’universo simbolico evocato da The Listeners si dispiega attraverso una serie di opposizioni insolubili; in particolare è la pervasiva contrapposizione tra presenza e assenza a prendere forma attraverso molteplici manifestazioni: il Viandante che bussa e gli Ascoltatori che rimangono in silenzio, la concretezza della risonante porta e l’evanescenza dei fantasmi al di là di essa, la determinazione della domanda del Viandante e l’ambiguità della mancata eppur palpabile risposta. La porta stessa, in particolare, apparentemente evanescente nella luce lunare, è tanto solida da escludere reciprocamente i due mondi. Secondo diverse interpretazioni della critica, essa rappresenta il confine tra mondo dei vivi e regno dei morti, tra conoscenza e mistero, tra passato e presente; sancisce in ogni caso l’incomunicabilità tra i due lati.

Dall’altra parte ci sono gli Ascoltatori, entità sfuggenti la cui essenza rasenta il paradosso: sono contemporaneamente di fatto assenti (perché tacciono, irraggiungibili) eppure presenti (perché percepiscono, anzi, ascoltano con “quella voce uscita dal mondo degli uomini”), e la loro esistenza non è in discussione. Questa ambiguità è forse il più immediato riflesso delle ansie moderne relative alla crisi della comunicazione e della solitudine esistenziale dell’individuo? La loro caratterizzazione come “phantom listeners” del resto li sospende in una dimensione mediana e spettrale inseparabile dalla casa di sapore gotico ma ammicca forse anche alle nuove sensibilità psicoanalitiche di inizio secolo?

Per quanto misteriosa, la casa è a tutti gli effetti un luogo reale, anzi, la forza della poesia risiede anche nella definizione tangibile dello spazio; tuttavia ombre, echi, scale di pietra fanno parte del più tipico campionario dell’ambientazione tardo-romantica; ma a ben vedere, de la Mare priva progressivamente il suo paesaggio e la sua casa di dettagli realistici, riducendo il tutto a puro sfondo simbolico, amplificandone la forza e l’inquietante fascino.

Il vuoto e l’attesa

Il silenzio è l’elemento più pervasivo: paradossalmente la poesia non racconta un dialogo, bensì la sua assenza. Ogni azione del Viandante – bussare, chiamare, attendere – è assorbita all’interno dell’insondabile vuoto; per questo il suo agire repentino ci fa sussultare, temendo una reazione contraria alla quale non saremmo preparati. Ma non accade niente; di là dalla porta, gli Ascoltatori, pur evocati, restano muti e in questo silenzio, la stessa apparente temporalità dell’opera sfuma. Il tempo presente, ossia l’arrivo del Viaggiatore e le sue azioni si intrecciano a un passato distante, succube di una misteriosa promessa irrisolta: “Tell them I came, and no one answered”. Presente e passato sono quindi incredibilmente sovrapposti e guardano entrambi verso un punto futuro senza dimensione. Questo intreccio temporale crea un effetto di eternizzazione dell’attesa stessa che dilata l’episodio particolare in dimensioni astrali e intangibili.

Lo spazio poetico descritto quindi si caratterizza per la sua dimensione simultaneamente concreta, fatta di tempo e luoghi reali, e simbolica. La foresta è l’universo del Viandante e la dimora al suo interno una sorta di approdo che tuttavia non ci fa sentire a Casa; al contrario, non ci lascia sbarcare e obbliga a riprendere il cammino, amplificando l’effetto di straniamento.

Le interpretazioni

De la Mare ha scelto la via dell’ellissi narrativa: il lettore non apprende mai le ragioni che hanno condotto il Viaggiatore presso quella dimora, né la natura esatta della promessa che egli doveva mantenere. Questa strategia sposta il centro dell’interesse dalla fabula in sé alla sua dimensione simbolica e astratta, privilegiando il raggiungimento della suggestione emotiva. Anzi, potremmo aggiungere che la sorta di salto nel buio che il lettore percepisce davanti a sé, anziché tenerlo a distanza, lo trascina ancora di più all’interno del fascino e del mistero del componimento, coinvolgendolo nella ricerca di una soluzione o di una pista da seguire che in realtà non ci sono.
L’uso del discorso diretto (“Is there anybody there?”, “Tell them I came, and no one answered”) apre squarci all’interno dell’atmosfera sospesa dell’insieme, generando una tensione che ogni volta apre alla illusoria speranza di una riposta.

La critica letteraria intrapreso percorsi interpretativi diversi di The Listeners, con il denominatore comune dell’evidente disagio esistenziale. Una ipotesi, in linea con le sofferenze artistiche del tempo, privilegia la dimensione allegorica, leggendo nel Viaggiatore una proiezione dell’artista moderno che si confronta con l’indifferenza del pubblico contemporaneo. Secondo questa prospettiva, gli Ascoltatori rappresenterebbero una cultura ormai dematerializzata e quasi spettrale, incapace di rispondere alle sollecitazioni del presente. Allo stesso modo, privilegiando una lettura esistenziale, è fin troppo facile interpretare il dialogo mancato come metafora della condizione umana moderna, caratterizzata dalla endemica solitudine e dalla perdita di una comunicazione autentica
Infine, non del tutto separata dalla precedente, un’ulteriore analisi critica sottolinea la dimensione metapoetica dell’opera, vedendo nella ricerca infruttuosa del Viaggiatore un’allegoria del processo creativo stesso, sempre sospeso tra l’aspirazione all’espressione compiuta e l’impossibilità di renderla tale.

Concludendo, impossibile non ricordare come nel 1972 lo scrittore statunitense James Gunn assunse The Listeners a vera e propria colonna portante della sua opera. In quell’anno infatti, non solo dette al proprio romanzo il medesimo titolo della poesia ma ne distese davanti un orizzonte nuovo, dilatandola, come anche più sopra si è accennato per altri motivi, ad una reale dimensione cosmica. Nuovi viandanti si mettevano in viaggio e incontravano nuove porte chiuse, fatte di tempo invalicabile, di distanza insuperabile, di linguaggio e infine della più frustrante impotenza. Nella sua opera, però, Gunn riuscì a mantenere viva la medesima dimensione surreale, onirica e romantica della poesia.

Conclusioni

The Listeners di Walter de la Mare si configura come un’opera di transizione che, pur mantenendo legami formali con la tradizione poetica precedente, anticipa sensibilità e tematiche caratteristiche della modernità letteraria. Il suo fascino irresistibile risiede nella capacità di trasformare un episodio apparentemente semplice in una meditazione complessa, profonda e irrisolta sulla comunicazione, sulla memoria e sulla condizione esistenziale dell’uomo moderno.

Formalmente, l’autore ha scelto di rinnovare la tradizione poetica attraverso l’approfondimento della dimensione simbolica piuttosto che mediante rivoluzioni formali radicali; in questo senso, de la Mare propone un modello alternativo di modernità letteraria che privilegia l’intensificazione espressiva rispetto alla sperimentazione linguistica, toccando profondamente cuore ed emotività del lettore.

La persistente fortuna critica e l’influenza duratura di “The Listeners” confermano la centralità di quest’opera nel panorama della poesia inglese del XX secolo, posizionandola come ponte ideale tra l’eredità vittoriana e le nuove sensibilità moderne. La sua capacità di coniugare accessibilità formale e complessità semantica la rende un esempio paradigmatico di come la tradizione poetica possa rinnovarsi dall’interno, senza perdere la propria efficacia comunicativa.

The Listeners

‘Is there anybody there?’ said the Traveller,
Knocking on the moonlit door;
And his horse in the silence champed the grasses
Of the forest’s ferny floor
And a bird flew up out of the turret,
Above the Traveller’s head
And he smote upon the door again a second time;
‘Is there anybody there?’ he said
But no one descended to the Traveller
No head from the leaf-fringed sill
Leaned over and looked into his grey eyes,
Where he stood perplexed and still.
But only a host of phantom listeners
That dwelt in the lone house then
Stood listening in the quiet of the moonlight
To that voice from the world of men:
Stood thronging the faint moonbeams on the dark stair,
That goes down to the empty hall,
Hearkening in an air stirred and shaken
By the lonely Traveller’s call.
And he felt in his heart their strangeness,
Their stillness answering his cry,
While his horse moved, cropping the dark turf,
’Neath the starred and leafy sky;
For he suddenly smote on the door, even
Louder, and lifted his head:
‘Tell them I came, and no one answered,
That I kept my word,’ he said.
Never the least stir made the listeners,
Though every word he spake
Fell echoing through the shadowiness of the still house
From the one man left awake:
Ay, they heard his foot upon the stirrup,
And the sound of iron on stone,
And how the silence surged softly backward,
When the plunging hoofs were gone.

Gli ascoltatori

“C’è nessuno?” disse il Viaggiatore,
bussando alla porta rischiarata dalla luna;
e il suo cavallo nel silenzio brucava erba
dal terreno coperto di felci nella foresta:
e un uccello volò fuori dalla torretta,
sopra la testa del Viaggiatore:
e lui bussò alla porta una seconda volta;
“C’è nessuno?” disse.
Ma nessuno discese verso di lui;
non una testa dal davanzale coperto di foglie
si sporse per guardare nei suoi occhi grigi,
là dove era rimasto, perplesso e silenzioso.
Ma solo una folla di ascoltatori spettrali
che dimorava nella casa solitaria,
allora rimase ad ascoltare nella quiete lunare
quella voce uscita dal mondo degli uomini:
immobile a guardare i pallidi raggi di luna sulla scala oscura,
che va giù nell’atrio deserto,
ascoltando in un’aria scossa e turbata
il richiamo del Viaggiatore solitario.
E li sentì nel suo cuore, strani
e immobili, rispondere al suo grido,
mentre il cavallo si muoveva, brucando le zolle scure,
sotto un cielo di stelle e di foglie;
e lui improvvisamente picchiò alla porta, ancora
più forte, e sollevò la testa:
“Di’ loro che sono venuto e nessuno ha risposto,
che io ho mantenuto la mia parola” , disse.
Non si mossero gli ascoltatori,
sebbene ogni parola da lui pronunciata
cadesse echeggiando nell’oscurità della casa silenziosa
dall’unico uomo rimasto sveglio:
sì, essi udirono i suoi piedi sulla staffa,
e il rumore del ferro sulla pietra,
e il silenzio cadde di nuovo su tutto,
quando il rumore degli zoccoli si allontanò.

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