Naturalmente non è stata una scelta volontaria, né una challenge, com’è di moda dire oggi. È andata così, e basta; anzi, per correttezza correggo il titolo in: Questa estate ho letto (quasi) soltanto libri che non mi sono piaciuti.

Eppure sulla carta non erano male; avete presenti tutti i trailer che si leggono nei risvolti o sul retro di copertina: erano decisamente accattivanti e avevo pure scelto generi diversi, autori diversi, alcuni dei quali proprio garantiti. Eppure… uffa! Va bene, partiamo.

Asimov, Abissi di acciaio.

In un futuro indefinito, un investigatore umano viene affiancato da un collega cibernetico, in tutto e per tutto identico a un essere umano, almeno esteriormente. Le due intelligenze cooperano per risolvere un un delicato caso di omicidio che rischia di incrinare il rapporto fra uomini e macchine pensanti. Scopo del romanzo è mettere a confronto come le due intelligenze operino su piani differenti, talvolta complementari, talvolta del tutto divergenti.
Il libro è avvincente, come sempre; brillante, come sempre; ottimamente scritto, come sempre e, come sempre, Asimov si diverte a trovare falle nel perfetto sistema dell’intelligenza artificiale, il famoso “cervello positronico”, falle tanto gravi da eludere il blindatissimo sistema delle sue famose Tre leggi fondamentali della robotica. Insomma, alla fine… tutto come sempre. Ottimo come prima lettura o con poche letture di Asimov.

M. P. Shiel, La nube purpurea

Interessantissimo romanzo dal punto di vista storico-letterario perché si tratta di uno dei primissimi esempi di letteratura distopico-catastrofica nel quale si immagina la pressoché completa distruzione del genere umano. Il romanzo racconta le peripezie dell’unico superstite, unico al mondo (quasi unico ma lui per molto tempo non lo saprà). Ripeto, decisamente interessante ma ben presto stancante e ripetitivo, con interminabili sequenze di delirio, distruzione, pseudofilosofia esistenziale.

C. McCarthy, Il passeggero

Non l’ho finito, non sono sicuro nemmeno di essere arrivato a metà. Il caos più totale, privo di logica e significato, completamente delirante e inconcludente; e non mi si venga a dire che il romanzo, nel suo destrutturarsi fino in unità minime e autonome, è specchio e immagine della solitudine dell’io, del suo disgregarsi, dilaniato nel multidirezionale stiramento nel quale si lacera il tessuto della società moderna… o qualcosa di simile.

K. Ishiguro, Non lasciarmi

In effetti nella macro-architettura di questo romanzo c’è una marcia in più e anche nella sua scrittura. Non l’ho finito! Troppi inciampi narrativi episodici, interessanti in sé, forse, ma che poco aggiungono alla trama se non pagine su pagine. Sembra la sceneggiatura di una serie TV, in ogni puntata della quale ci si focalizza su un episodio, mentre all’orizzonte, come un grande fiume, scorre lentamente la storia principale. Forse è proprio la tendenza del nostro tempo quella di sorseggiare anche le storie. Può darsi che lo riprenda.

J. Ballard, Il condominio

L’idea era follemente geniale: all’interno di un mega condominio, ordinato dal basso all’alto secondo la scala sociale crescente degli inquilini, si può trovare tutto il necessario per vivere senza mai uscirne, se non per recarsi al proprio luogo di lavoro. Poco tempo dopo l’inaugurazione, i ripetuti disagi causati da una serie di fastidiosi guasti di vario tipo scatenano le rivalità a stento trattenute tra i condomini. In un delirante crescendo di violenza e aberrazione di ogni tipo, il condominio diventa l’orlo dell’abisso. Folle, ma non sufficientemente per essere pazzamente credibile. Una faticosa sequela di violenze, devastazioni e comportamenti resi inverosimili proprio dall’assurdità paradossale della situazione, lasciano un pesante senso di incompiutezza e disappunto. 

Ma veniamo, finalmente, al “(quasi)” del titolo dell’articolo:

J. Rekulak, Teddy

Be’, è stato un caso letterario. Romanzo sottilmente paranormale che adotta in simultanea più registri e mezzi narrativi, ovvero le parole e originali  disegni prodotti da uno dei personaggi che vengono a narrare una storia parallela che si intreccia con quella narrata nel testo. I disegni sono piccoli capolavori che appaiono come veri tuffi al cuore al voltare pagina. Il romanzo ha diverse tinte ben miscelate, un ottimo intreccio e un crescendo ben dosato. Forse non particolarmente geniale ma l’ho trovato decisamente accattivante e riesce a catturare stretto stretto il lettore. Ottimo consiglio di una mia studentessa.

D. Keyes, Fiori per Algernon

Io non ho parole per descriverlo. Acuto, delicato, passionale, drammatico, tragico, commovente, trascinante… per lasciarci poi solissimi. Solissimi! Raramente mi è capitato di leggere romanzi tanto coinvolgenti, forse davvero mai. Scorriamo le pagine, in apertura con esasperante difficoltà (solo leggendo ne capirete le ragioni), poi con scatti repentini e insospettabili lo scenario cambia; all’inizio sembra quasi un’illusione e si torna indietro per vedere se sta accadendo davvero e infine… il trionfo. Un senso di vittoria ci lega alle pagine centrali, siamo sulla china, sulla vetta più alta… ma non si può rimanere lassù. Come nel crescendo iniziale assistiamo increduli al ritorno ad una realtà che speravamo rimossa, vorremmo che le pagine si fermassero per lasciare tutto com’è. Ma non sarà così. Ahimè!

Ma in effetti, consigliare o sconsigliare un libro è forse l’azzardo più azzardoso in assoluto!!

4 pensieri riguardo “Questa estate ho letto (quasi) soltanto libri brutti

  1. Io invece quest’anno ho letto nell’ordine:

    Bob Shaw, “Ritorno a Orbitsville”
    Davide Donadio, “Asian Girls”
    Mia Another, “L’amore non è un manga”
    Alessia D’Ambrosio, “Number 8”
    Don Winslow, “Città di sogni”
    Penelope Douglas, “Birthday Girl”
    Penelope Douglas, “Punk 57”
    Kasie West, “P.S. I like you”
    Emanuela Da Ros, “Se”
    Elle Kennedy, “Lo sbaglio”
    Andrea Frediani, “Il nazista che visse due volte”
    Serena Vinci, “Il sangue che ti scorre accanto”
    Marco Marsullo, “Atletico Minaccia Football Club”
    Debora Ferraiuolo, “Malefico accordo”
    Diane Wei Liang, “L’occhio di giada”
    Barbara Paul, “Ragazza del 2051”
    Giulia K. Monroe, “Nessun domani”
    Ava Lohan, “Hot Stuff”
    Tommaso Scotti, “I diavoli di Tokyo Ovest”
    Wladimiro Borchi, “Eravamo fascisti”
    Luca Ongaro, “L’enigma di Macallè”
    Stephen King, “Holly”
    Chris Bradford, “Young Samurai – La via del guerriero”
    James Ellroy, “Clandestino”
    Roberta Damiano, “La loro meta”
    Ben Benson, “Rossa da richiamo”

    Dovessi fare un podio, sarebbe così composto:

    Medaglia di bronzo: “Punk 57” di Penelope Douglas
    Medaglia d’argento: “Il nazista che visse due volte” di Andrea Frediani
    Medaglia d’oro: “Nessun domani” di Giulia K. Monroe

    Menzione speciale per “Rossa da richiamo”, un giallo Mondadori pubblicato molto tempo fa e invecchiato benissimo. Mi sta piacendo molto anche l’ultimo romanzo di Jeffery Deaver (“Tempo di caccia”), ma mi mancano ancora un centinaio di pagine prima di finirlo, quindi aspetto ad esprimere un giudizio su di esso.

    Piace a 1 persona

    1. Che lista lunga! Questa estate ho letto molto poco e l’ho passata soprattutto scrivendo musica. Un’annata sfortunata: mi auguro che la prossima andrà meglio, magari cercando proprio qua sopra. Grazie.

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      1. Nel frattempo ho finito “Tempo di caccia”: proprio nelle ultime 100 pagine c’è un colpo di scena che fa passare il romanzo da un 9 ad un 10 e lode. Non ti dico altro per non rovinarti il piacere della lettura. Grazie a te per la risposta! 🙂

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