11 agosto 2025

La partenza dell’escursione è dal rifugio “Giovanni Santi”, che si raggiunge in auto da Barga (LU) e poi da lì per Renaio. Andando su, presto si trovano le indicazioni per il rifugio stesso che ovviamente seguiremo. La strada è piuttosto lunga e stretta e in brevi tratti con il fondo un po’ malmesso, ma per la maggior parte è asfaltata.

Arrivati a destinazione si parcheggia lungo la carreggiata, nei dintorni del rifugio, e si seguono le indicazioni del segnavia 520 (ovvero proseguiamo la medesima strada), che imbocchiamo verso ovest ma appena svoltata la prima curva pieghiamo a nord, lasciandoci dietro la carreggiata per una ripida salita in un bel bosco di faggi.

Il sentiero prosegue col suo ritmo deciso fino all’uscita dal bosco quando addolcisce sensibilmente la salita, tagliando le ripide pendici di Cima dell’Omo (1859 m). Girando attorno a uno degli sproni della montagna si gode di un panorama straordinario. Peccato per noi che l’orizzonte più lontano fosse avvolto nella foschia grigia e bassa, ma non tanto da nascondere l’imperdibile spettacolo dell’intera catena delle Apuane e poi verso Lucca la sequenza dei Monti Pisani, le Pizzorne e poi sempre più su, fino alla nostra posizione. Continuando a volgere lo sguardo verso ovest, appare incombente il Colle Traversata (1826 m) e dietro di lui il Monte Giovo (1991 m). L’ultimo orizzonte, ormai verso nord, è chiuso dal Libro Aperto (1937 m) e infine dal Monte Cimone (2165 m).

Bene, dopo essersi letteralmente immersi in questo grandioso spettacolo della natura, si riparte, raggiungendo in breve il Passo Porticciola (1714 m), crocevia di sentieri. Imbocchiamo il segnavia 529 in direzione Lago Santo modenese.

Da questo momento inizia una leggera discesa, seguendo le pendici settentrionali del Monte Giovo. 
Osservando con attenzione, all’uscita dal primo tratto di bosco, si incontrano proprio sue sentiero due segni lasciati dall’uomo in epoche remote e difficilmente databili. Si tratta di un foro circolare di apprezzabile profondità e dimensione. La sua forma ricorda molto quella dei fori praticati per alloggiare i “piri” ovvero pali di legno utilizzati per avvolgere le corde frenanti durante la discesa dei blocchi di pietra, lungo le cosiddette vie di lizza; ma lì questa funzione parrebbe ingiustificata. Sullo stesso masso, si trova un secondo segno circolare, assai meno profondo e di minore diametro, forse una piccola coppellina.

Uscendo fuori dal bosco la visione del verdissimo anfiteatro naturale al di sotto delle scoscese pendici del Giovo è davvero molto suggestivo e, inutile negarlo, mirtilli, lamponi e fragole in quantità rallentano moltissimo l’andatura.

Gli inequivocabili segni dei mirtilli

Dal fondo dell’anfiteatro che attraversiamo, il manto di terra superficiale è stato in gran parte completamente asportato e così percorriamo una lastricatura obliqua di roccia, che segue la naturale inclinazione degli strati sovrapposti che costituiscono la montagna stessa. Davvero una sensazione e una vista molto particolare. 

Nel successivo tratto di bosco, sul lato a valle del sentiero, è possibile osservare un altro segno rupestre, ovvero una crocetta incisa profondamente su un sasso.

Usciti nuovamente a tutto sole, continuiamo la lenta discesa, nuovamente tra lastroni piatti di pietra, che riverberano tonalità quasi metalliche. 

Nuovamente nel bosco, raggiunto il Passo Boccaia (1584 m) inizia l’ultima e discesa verso il Lago, che raggiungeremo in una quindicina di minuti.

Il lago, sebbene meta turistica assai inflazionata, mantiene la sua insondabile bellezza, con le pareti delle montagne circostanti che scoscendono boscose nelle sue scure acque.

Dopo pranzo al sacco e una capatina a uno dei due rifugi in riva al lago, sarà il momento di tornare indietro, ripercorrendo al contrario il medesimo tracciato. 

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.