5 agosto, 2025
Oggi è il giorno dell’impresa: dal parcheggio della frazione di Thumel (1869 mt), proprio alla fine della Val di Rhêmes, fino al Lago di Goletta, passando dal rifugio G. Federico Benevolo. Sappiamo che sarà l’escursione più complessa della vacanza e non è detto che vada in porto. Intanto puntiamo verso il rifugio, poi vedremo.
Imbocchiamo il segnavia 13, verso il Rifugio Benevolo, il sentiero è piacevole, vario e non particolarmente complesso. In più occasioni ci affacciamo sulla forra scavata dalla Dora di Rhêmes, non sembra esserci molta acqua e quindi è possibile apprezzare come la roccia sia stata modellata in profondità dall’impeto del torrente, che si butta giù tra cascate, rapide e mulinelli.



Si guadagna progressivamente quota ma senza particolari sforzi e dopo le ultime cascate si arriva al rifugio. L’ultimo strappo be’… un po’ l’ho sentito, come se il rifugio volesse essere guadagnato. Ma alla fine, eccolo lì, a quota 2285 mt. I primi 400 metri di dislivello sono andati.

Adesso è il momento di decidere. A destra c’è la spettacolare piramide del Granta Parey (3387 mt) e da lassù viene verso di noi una ripidissima parete, erbosa in basso, rocciosa in alto. Al di là di quella, c’è il lago di Goletta. Guardo e riguardo, dove ne colgo la traccia, il sentiero che va su, osservo i puntolini arancioni o gialli degli escursionisti che lo percorrono. Si va!

Imbocchiamo il 13D, superiamo il torrente e via, si sale dall’altra parte. La salita è subito decisa ma non siamo ancora a niente: dopo l’alpeggio diroccato di Sauches sarà tutto un altro regime.
Prima due parole sull’alpeggio. Composto sostanzialmente da due edifici con piccoli annessi, non ho potuto non ammirarne l’architettura. I due corpi principali erano coperti con una volta in pietra sulla quale, esternamente era stato steso uno strato di terra erbosa, immagino con funzione isolante. Le volte caddero in rovina, ma all’interno del perimetro furono costruiti altri edifici con massicce travature lignee, in parte ancora in piedi.

Svoltato il tornante del sentiero, la salita diventa molto ripida, tortuosa e non sempre il sentiero è in buone condizioni, dilavato in punti cruciali dall’azione delle acque piovane. La verticalità della parete lo rende anche un po’ esposto, soprattutto in certe svolte. Ma si sale e già il pensiero va alla discesa.
Se possibile, dopo la svolta a destra al bivio con il sentiero 13C, la nostra salita si fa ancora più ripida ma proprio nel punto più faticoso e complesso, la nostra fatica viene ripagata dalla più insospettabile delle sorprese: una magnifica stella alpina. Già che mi sono fermato a fotografare, ne approfitto per tirare il fiato e dare un’occhiata a ciò che ci attende ancora davanti. Non mi piace quello che vedo e posso solo augurarmi che non sia peggio di quanto abbiamo già percorso. In effetti non è così brutto, i ripidi tornanti sono più facili del previsto e dopo un ultimissimo tratto, siamo sopra.

Lo scenario è già bellissimo, a destra il Lago di Goletta III, poco più di una pozza verdastra, in fondo a un profondo avvallamento. La soddisfazione per essere lassù è incontenibile ma ho cantato vittoria un po’ troppo presto perché il sentiero si snoda sul crinale che ai miei occhi pare strettissimo (anche se in realtà non lo è affatto) e per un tratto ci riporta sul versante verso il rifugio, che vediamo laggiù, a una distanza incredibile.
Tornati sul versante interno dell’altopiano, le asperità di addolciscono rapidamente e ci ritroviamo in una valle rocciosa, colma di detriti sassosi, rocce enormi levigate dalla forza del ghiacciaio mi fanno venire in mente ossa spolpate. Al centro serpeggia cristallina la Dora di Goletta che so essere nata poche centinaia di metri prima.
E infine eccolo, il Lago di Goletta. È difficile immaginare che possa esistere un luogo di tale bellezza. Alle acque turchine del lago fanno da cornice il Granta Parey e il Col di Goletta (3317 mt) e da lassù scende fin quasi al lago il Ghiacciaio di Golettaz. È uno scenario semplicemente inimmaginabile finché non lo si vede.
Spostandosi lungo la riva i colori cambiano, assumendo ogni sfumatura del celeste. Non c’è che da rimanere in silenzio e lasciarsi riempire da ogni sensazione che il luogo regala.
Questa è la meta più importante dell’intera vacanza ed è stata un successo (è vero, c’è ancora la discesa; ci si penserà al momento) e per celebrarla, sfodero l’aquilone (che per l’appunto è bianco e blu) e lo faccio piroettare in cielo; peccato che la direzione del vento non mi consenta di volare proprio sull’acqua ma un paio di passaggi a pelo d’acqua riesco a farli. Semplicemente, impagabile!




Pranziamo e poi, inevitabilmente, c’è da tornare giù e il pensiero mi va subito a quel mostro di discesa che mi aspetta. Fortunatamente la belva è ancora addormentata e salvo un paio di punti va tutto molto meglio del previsto, inaspettatamente – la paura della paura è un brutto nemico. Osservo il tetto del rifugio farsi sempre più vicino e sempre più alla nostra quota; raggiunto il tornante dell’alpeggio di Sauches possiamo archiviare, anche se nella bacheca più bella, il Lago di Goletta.
Il ritorno è sulla stessa via, niente di nuovo quindi, se non il notare come la portata della Dora sia incredibilmente aumentata, segno del corposo disgelo dei ghiacciai nelle ore calde, e la differenza con la mattina è impressionante.

Verso la fine del sentiero, prima di entrare nel bosco, ci salutano numerose marmotte.
Da Le Thumel al Lago di Goletta, via Rifugio Gian Federico Benevolo
Segnavia: 13 fino al Rifugio, poi 13D
Distanza: 8,3 km + ritorno (5 km al Rifugio)
Tempo di percorrenza a\r: circa 7/8 ore
Dislivello: 829 mt (409 mt al rifugio)
Valle d’Aosta, primo giorno
Valle d’Aosta, terzo giorno
Valle d’Aosta, quarto giorno

4 pensieri riguardo “Valle d’Aosta – secondo giorno, Val di Rhêmes: da Thumel al Lago di Goletta”