Stelle
Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.
In questo componimento del 1927, Ungaretti focalizza, come spesso accade nella raccolta Il sentimento del tempo, un particolarissimo aspetto della realtà naturale. Le poesie di questa seconda fase della sua produzione poetica sono caratterizzate ancora da componimenti brevi, come nelle più note poesie de L’Allegria, ma connotate di eleganza formale, una sintassi più distesa. Del resto, a partire dal secondo decennio era iniziato il cosiddetto “ritorno all’ordine”, ovvero si percepiva necessaria e urgente la revisione, intesa come moderazione, delle più ardite sperimentazioni avanguardiste. Ungaretti stesso, che pure aveva resistito alla tentazione degli eccessi linguistici e formali, oltre che tematici, del Futurismo, mantenendosi severamente aggrappato al valore della parola e della comunicazione impressionistica, sentì il bisogno di una distensione. Nel periodo della guerra, questo bisogno di evasione lo si percepiva con chiarezza in componimenti distesi e pacati come C’era una volta o Stasera; ma in quelle opere si percepiva altresì l’assoluta eccezionalità di quei momenti, isole nel tempestoso oceano della guerra e della morte sovrastante. Nel Sentimento del tempo, che di per sé affronta ripetutamente la riflessione sul tempo che scorre e sul confronto costante tra presente, passato e futuro, l’idea stessa di affrontare una tematica di ampio respiro che non fosse così strettamente legata al ‘qui e ora’, giacché in trincea ogni previsione sul futuro era pura velleità, segnava un evidente rottura di argini fino a pochi anni prima inimmaginabili.
In questi quattro versi, vero e proprio ricamo poetico, Ungaretti alza lo sguardo alle stelle; siamo lontanissimi dalla “corolla di tenebre” che si chiudeva su di lui al termine della poesia I fiumi, qua il cielo è piuttosto un brulicare luminoso di stelle che ancora una volta “tornano” ad ardere. C’è stata una lunga attesa di questo momento, lo si percepisce con chiarezza: adesso guardare lassù è come sciogliersi nell’universo stesso e farne finalmente parte in tutto e per tutto.
Quanta parte hanno le stelle nella letteratura! Dante stesso – solo per rimanere nella letteratura occidentale -, secoli e secoli addietro, non aveva potuto esimersi dal concludere ogni cantica della Commedia con un esplicito riferimento e con la parola “stelle” perché solo quella era l’indicazione della “retta via”. La privazione delle stelle equivale al più completo disorientamento: sto pensando al celebre e tragico sonetto di Francesco Petrarca La vita fugge, et non s’arresta una hora, che si chiude con la evidente metafora della vita come una nave allo sbando, senza nocchiero, senza vele né sartiame per governare, ma soprattutto senza più alcun riferimento lungo tutto l’orizzonte e questo perché Petrarca trova “i lumi bei che mirar soglio, spenti.” Il riferimento è evidentemente agli occhi ormai chiusi per sempre dell’amata Laura, defunta, ma nella metafora perché non prafrasarli come una notte buia senza stelle, indispensabile riferimento per i naviganti?
Nella poesia di Ungaretti le stelle tornano a risplendere ancora una volta, in tutta la loro magia. In realtà, non fosse per il titolo, non sapremmo che si parla di loro, e questo secondo un tipico procedere del poeta; in più, già dal primo verso avvia un procedimento analogico tra le sottintese stelle e favole ardenti: la favola apre la nostra immaginazione sul mondo della fantasia, dell’evasione, del lieto fine, una fuga da tutto ciò che ci lega e tiene. Eppure il poeta è perfettamente cosciente dell’effimero momento che sta vivendo: con e come foglie queste stelle cadranno (ancor più stringente l’analogia nell’atto del precipitare giù) ma, come scriveva anche nella poesia Pellegrinaggio (Valloncello dell’albero isolato, 16 agosto 1916) composta nei momenti ben peggiori della guerra:
[...]
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un'illusione
per farti coraggio
ed ecco che nella nostra poesia il secondo distico acquista forma e significato:
Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.
Le stelle dunque, sempre le stesse eppure sempre nuove, misteriose, distanti quanto continuamente pronte a tendere verso di noi un loro raggio che ci faccia sognare, guidarci quanto perderci nelle nostre fantasie, come abbandonarsi nelle favole.
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