Non molto tempo fa scattai la foto che vedete qui sotto, nel luogo più improbabile (all’esterno della stazione ecologica) e nella modalità più imprevista (dal finestrino dell’auto mentre aspettavo con una certa impazienza il mio turno per conferire… carta, se ricordo bene). Fu quindi uno scatto del tutto improvvisato e, posso garantirvelo, non ho apportato alcun ritocco. Eppure il blu è perfettamente identico, le nuvole reali si completano con quelle riflesse vicendevolmente.
Poche cose che faccio scorrono via senza lasciare traccia, talvolta è una reazione immediata, talvolta rimane lì, assopita, in attesa che qualcosa la risvegli, come in questo caso è mi piace pensare che niente accada per caso, basta saper attendere.

Ecco che è stato inevitabile tornare col pensiero alla poesia di Eugenio Montale che qui riporto:
Forse un mattino andando in un'aria di vetro Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore da ubriaco. Poi, come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi, case, colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Come scriveva il poeta ligure, l’uomo spesso vive la propria esistenza appiattito come un’ombra incolore, appagato da ciò che gli viene proiettato attorno, oppure si affanna nella ricerca del “miracolo” o di un “anello che non tiene” che possa manifestarci chissà quali rivelazioni, bucando questo schermo fittizio. Ma non saremo mai noi, con le vostre forze o la semplice volontà, a stabilire tempi e modi; questa visione subitanea, se avverrà, ci coglierà sempre impreparati, lasciandoci nello smarrimento.
Allora, dov’è la verità?
Per ha interesse di approfondire, questo è il link alla mia pagina dedicata a Eugenio Montale
e in particolare segnalo: Perdersi e ritrovarsi nella poesia di Eugenio Montale
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