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Il 19 maggio del 1845 un convoglio di due navi salpò dall’Inghilterra per conto della Royal Society alla ricerca del passaggio a nordovest. Erano la HMS Erebus, al comando di Sir John Franklin, comandante della spedizione, e la HMS Terror, al comando del vice di Franklin, il capitano F. M. Crozier; erano entrambi esperti ufficiali, con una particolare preparazione alla navigazione nei mari glaciali. Gli equipaggi a loro affidati consistevano in un totale di 14 ufficiali e 110 marinai.
Le navi erano state accuratamente attrezzate ed equipaggiate per la navigazione alle estreme temperature polari: la prua rivestita con piastre in ferro per fendere i ghiacci e lo scafo rinforzato da un fasciame addizionale di solidissima quercia; l’alberatura e l’impianto velico tradizionale erano stati mantenuti ma erano state aggiunte caldaie a carbone in grado di garantire riscaldamento degli interni e soprattutto immettere vapore negli stantuffi di un impianto di propulsione a elica. Le navi trasportavano anche una ricchissima biblioteca e, una novità assoluta per il tempo, grandi scorte di cibo in scatola calcolate per far fronte anche alle più pessimistiche previsioni di prolungamento del viaggio e che avrebbero garantito oltre alla conservazione a lunga scadenza dei cibi, la facilità dello stoccaggio nelle stive.
Secondo il piano di navigazione, le due navi partirono dall’Inghilterra il 19 maggio 1845 e dovevano avanzare il più possibile nel nord Atlantico prima che il ghiaccio le bloccasse; al disgelo successivo avrebbero proseguito nello Stretto di Victoria per riprendere il largo nel Mare di Beaufort. Così, nell’agosto del 1845 la nave baleniera Prince of Wales incontrò la Erebus e la Terror che avanzavano dalla Baia di Baffin verso lo Stretto di Lancaster e furono gli ultimi occhi umani a vederle perché poi, con i loro equipaggi, scomparvero nel nulla.
I preparativi per le ricerche iniziarono quando dopo oltre due anni le navi non erano ancora apparse nel Mare di Beaufort e così nel 1848 le squadre di soccorso ripercorsero le rotte presunte della flotta di Franklin senza ottenere alcun risultato. Nel 1850 le ricerche ricominciarono con maggiore disponibilità di mezzi e ben tredici navi presero il largo per recuperare indizi, allora le tessere del mosaico iniziarono a comporre il tragico disegno.
Per primi furono scoperti i resti di un accampamento sull’Isola di Beechey, si trattava del campo invernale del 1845-46, montato dagli equipaggi delle due navi per avere maggiori disponibilità di spazio e movimento; purtroppo già questo primo inverno aveva reclamato il suo tributo e lì furono scoperte le tombe dei marinai John Torrington, John Hartnell e William Braine.
A questa seguirono altre missioni di ricerca nel corso degli anni cinquanta dell’Ottocento, grazie alle quali furono raccolte scioccanti testimonianze fra i popoli inuit della regione che affermavano di aver visto uomini stremati in marcia fra i ghiacci; vennero recuperati altri oggetti appartenuti alla spedizione e altri cadaveri (o resti di essi) che consentirono di ricostruire con buona approssimazione l’accaduto.
In sostanza, dopo essersi addentrati nello Stretto di Lancaster, Sir Franklin ordinò di virare a nord, su per lo stretto di Wellington, costringendo le navi a un’inutile divagazione attorno all’Isola di Cornwallis per poi tornare al punto d’ingresso e svernare sulla piccola Isola di Beechey e il ritardo accumulato sarà fatale. Ad ogni modo, al disgelo successivo, nel 1846, puntò a sud nel labirinto di canali alla ricerca del “passaggio”; le navi percorsero lo stretto fra l’Isola di Somerset e l’Isola Principe di Galles e raggiunta l’Isola di Re Guglielmo iniziarono i guai. Il ghiaccio vecchio non si era completamente disciolto e già a settembre del 1846 le navi furono nuovamente nella morsa del pack, dove rimasero fino all’aprile del 1848 quando gli equipaggi le abbandonarono.
Ma nel frattempo cosa era accaduto? Durante tutto il 1847 fu atteso il disgelo ma non arrivò. Anzi, la banchisa sempre più spessa e solida con la sua espansione e i suoi movimenti probabilmente sottopose gli scafi delle navi a sollecitazioni tali da causare danni catastrofici che le avrebbero fatta affondare immediatamente quando l’acqua fosse tornata liquida. Il comandante Franklin a questo punto era già deceduto e Crozier con i superstiti, caricando viveri e strumenti su una scialuppa attrezzata come slitta, decise l’impossibile impresa di raggiungere la foce del fiume Back e da lì risalirne il corso verso sud, fino al Gran Lago degli Schiavi, una marcia di centinaia di chilometri.
La maggior parte delle informazioni sul destino della Spedizione di Franklin, prima delle moderne ricerche, furono reperite nel 1859, quando i soccorritori scoprirono nell’Isola di Re Guglielmo questo importantissimo documento:

Messaggio lasciato dalla Spedizione Franklin sull’Isola di Re Guglielmo, scoperto dalla spedizione di McClintock nel 1859
Si tratta di un messaggio prestampato utilizzato per segnalare in luoghi prefissati le tappe delle spedizioni esplorative, in modo che, in caso di necessità, eventuali soccorritori potessero seguire le tracce. Si osservi la parte compilata in alto, al centro, con le coordinate e l’indicazione (“wintered”) dello svernamento delle navi a Beechey, e la conclusione “Sir John Franklin commanding the Expedition. All well”. Tutto bene! Il messaggio, secondo la prassi, fu arrotolato in un tubo metallico sigillato e custodito all’interno di un cairn ovvero un alto tumulo di pietre in grado di rimanere visibile anche in caso di forti nevicate. Intanto si noti il clamoroso errore della prima datazione: 28 Maggio 1847. La spedizione era stata sull’Isola di Beechey nell’inverno 1845-46 e non il successivo. Il biglietto si concludeva con la nota: “Squadra di 2 ufficiali e 6 uomini ha lasciato le navi lunedì 24 maggio.” Firmato dal Tenente Graham Gore e da Des Voeux, Secondo ufficiale.
Quando nel 1848 il tubo fu riaperto per aggiungere altre indicazioni la situazione era molto cambiata. Il nuovo messaggio inizia dall’angolo in basso a destra e gira tutto attorno al precedente per concludersi nella parte alta; queste le parti più significative: “1848. H.M.S. Terror and Erebus were deserted in the 22nd April. 5 legues at NNW of this […], having been beset since 12th September, 1846. The officers and crews, consisting of 105 souls, under the command of Captain F.R.M. Crozier, landed here in lat. 69˚ 37′ 42″ N., long. 98˚ 41′ W.” Nella riga verticale più a margine, a destra, si legge: “Sir John Franklin died on the 11th June, 1847; and the total loss by deaths in the expedition has been to this date 9 officers and 15 men”. Il nuovo messaggio era firmato da J. Fitzjames, Comandante della Erebus e da F. R. Crozier, Comandante della Terror e Ufficiale anziano e si concludeva con la frase “and start on tomorrow, 26th, for Back’s Fish River.”
Dunque, il 22 aprile le navi furono lasciate al loro destino nella trappola di ghiaccio; la conta delle vittime era salita a 9 ufficiali e 15 marinai e lo stesso Franklin era deceduto da tempo. Le navi non erano più in grado di navigare per i danni dovuti al ghiaccio e comunque le scorte di carbone per muovere le macchine erano state consumate per tenere attivo l’impianto di riscaldamento; la sola forza del vento, in ogni caso, non avrebbe mai potuto sbloccare gli scafi. Crozier, divenuto a capo della spedizione, nel tentativo di sfuggire al terzo inverno fra i ghiacci, raccolse i superstiti con le poche energie rimaste per cercare scampo a piedi, verso il Canada continentale.
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